GALLERIA D'ARTE STUDIO 71
 
       
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GALLERIA STUDIO 71

dal 31 ottobre al 14 novembre 1992

 

TRASGRESSIONE COME COMUNICAZIONE - DEL GUSTO, DELLA VIOLENZA -
manifesti pubblicitari della campagna Benetton

È ne "la regola del gusto" che David Hume sottolinea come nella ricerca di questa vi è la necessità estetica di accordare "i vari sentimenti degli uomini, o almeno una decisione che, quando venga spesso, confermi un sentimento e ne condanni un'altro".
Poi si evidenzia come tra "giudizio" e "sentimento" si stabilisca una enorme differenza. Infatti il filosofo conferma come "tutti i sentimenti sono giusti perché il sentimento non si riferisce a null'altro che a se stesso, ed è sempre reale ogni qualvoIta se ne abbia consapevolezza". AI contrario "non tutte le determinazioni dell'intelletto sono giuste".
Perché Hume viene a sollecitarci nel momento in cui osserviamo le dinamiche pubblicitarie della Benetton? C'è un logotipo da tutti conosciuto, trascinatore delle immagini sull'azienda,sul prodotto, necessario per inserire il tutto nel circuito del marketing: UNITED COLORS OF BENETTON.
Siamo convinti che il n6cciolo del problema poggi proprio sul termine United. Esso sta ad esemplificare la necessità di rendere sinergiche le varie componenti cromatiche in un amalgama che sia il più armonico possibile. Un prodotto, un abbigliamento, è manufatto. È pur sempre un derivato ergonomico anche se l'ausilio e la determinazione della macchina svolge un ruolo di caratterizzazione fondamentale. Esso è anche modello di iterazione, di armonia pigmentaria che attinge ora dalla natura ora dalla architettura urbana, ora dalla tecnologia, ora dalle discrasie insite nelle popolazioni delle megalopoli e in tutte quelle variegate immagini che ci vengono quotidianamente proposte da quell'inestinguibile focolare elettronico che è la televisione. Ma anche dall'antropologia; l'imago antropologica sembra spesso sollecitare il gioco pubblicitario della Benetton. Così l'associazione di razze (le belle bambine in contrapposizione bianco/nero) o di rituali (ebreo/musulmano) o di connotazioni geografiche (cinese/svedese/africans) sollecitano questa ricerca catturando l'attenzione. Anche l'erotismo sprigionato dal candore (sia dell'abbigliamento sia dalla pelle) della suora che bacia il giovane prete dall'impeccabile abito in nero, esercita con equilibrio il suo ruolo di veicolo pubblicitario.
Fino alla memoria storica dell 'e.xodus carico, ancor oggi, di un suo messaggio angoscioso e portatore di quella speranza contrastata da tante e troppe incomprensioni.
Fin qui sembra che il gusto si sposi con una precisa scelta intellettuale rispettando la coniugazione ragione/sentimento. Le immagini ci riproiettano i colori; e di colori è fatta l'icona e il prodotto Benetton.
Gli stessi "profillattici" in sequenza, diafani e liberi come coppie ectoplasmiche, sono immersi in un liquido metafisico, suggeriscono una sorta di calma tenace, priva di quelle esilaranti emozioni che invece cL vengono sollecitate dalle fiamme possenti sprigionate dalle macchine in corsa. Tutto ci6 è sostenuto da un corretto segnale che consente una risposta in feed-back adatta a rigenerare una dimensione etica del prodotto e nello stesso tempo rispettosa della sua intrinseca creatività. Se poi a firmare queste immagini intervengono fotografi dalla incisività di Oliviero Toscani o di Theresa Frare tutto si arricchisce, oltre che dell'inventiva, della lucidità tecnica; di quella lucidità che fa gioco anche sulla scelta della immaginazione spaziale che taglia in due il cuore delle cose.
Altre volte quel "sentimento" espresso da Hume viene a discostarsi da questa armonia, dal segno efficace che promana dal gusto, dalla copulazione accondiscendente con l'intelletto: troviamo, invece, una autonoma "giustezza" che si divarica improvvisamente dalla ragione. Sono già le lunghe croci dei cimiteri a iniziarci; più ancora quella interiorità scabra e riservata nel suo impatto di estremo dolore del malato terminale di AIDS proposto in una delle tante immagini-Benetton. La neonata adorna del funicolo ombelicale ci restituisce la compiacenza del sangue materno, rappreso: non lo si ritrova neanche nei testi di embriologia o neonatologia: una evidenza di stampo iperrealistico che tende a mortificare il gusto, ad esaltare, quindi, il sentimento del disturbo e a suggerire che uno dei suoi elementi, il pudore, è stato prevaricato .
A concludere, poi, questa frattura profonda affiorano le tre donne del sud che vegliano. il morto ammazzato. È immerso in una oleografica, ma purtroppo squallida e veritiera, pozza di sangue: meriterebbe-a nostro avviso - una maggiore cautela la selezione di questa immagine-veicolo. E ciò non perché, gli uomini del sud, si sentano complici od omertosi nei confronti della figura della morte mafiosa avvertita come
colpa collettiva e quindi desiderosi di occultarla. Certamente no. Essa svolge il suo ufficio nelle pagine di cronaca; sta bene impressa negli occhi di tutti, sia uomini del sud sia del nord. Sta anche bene che, per essa, alimentiamo lo sconforto, la nausea, il disgusto per tanto orrore affinché non faccia continuare a dire superficialmente
"tanto s'ammazzano tra loro". Sappiamo, infatti, che non è così. Ma l'immagine in cartellone ci suggerisce l'dea spaventevole di una maglietta Benetton dove il rosso possa essere quello del sangue di un uomo, il nero il lutto che veste le donne, il grigio della pietra l'esasperante montare della nostra indifferenza. Registriamo, comunque, la mancanza di valore alla vita e la spettacolarizzazione morbosa della morte violenta o di quella martire di eventi patologici, o di quegli accadimenti dove la riservatezza starebbe senz'altro a indicarci di più il loro "valore", che non la dilacerazione spietata
ad opera del "mercato". Tutto ci6 si copre inoltre di una umiliazione che non investe soltanto quanti operano la selezione delle immagini, ma quanti la ricevono pur nel fragore ossessivo della nostra quotidianità elettronica.
ottobre 1992

Aldo Gerbino