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In questa personale
itinerante, Om Bosser espone il lavoro degli ultimi anni (una ventina
di acrilici su tela, e alcuni “disegni al nero”), già
esposti nello scorso anno in prestigiose locations nazionali.
Dal 19 aprile, sarà possibile visitare a Palermo presso la GALLERIA
STUDIO 71, la mostra di Om Bosser dal titolo:
“Hikikomori – coloro i quali vivono rintanati
in casa”
che comprende 20 dipinti, e alcuni disegni. Hikikomori,
in giapponese, è come dire: ritiro sociale, chiudersi in se stessi,
chiusi dentro, etc. In altri termini potremmo definire così coloro
che hanno rinunciato, per un disagio personale, a rapportarsi con gli
altri. L’auto-emarginazione di cui sono vittime quelle persone
che hanno accettato di “lasciarsi abbracciare dalla malinconia”
convinte, come sono, che l’isolamento nei confronti della società
le metta al sicuro da possibili atti di violenza da parte soprattutto
di altri giovani. Il fenomeno dell’ hikikomori riguarda soprattutto
i ragazzi di età compresa tra i 16 e i 39 anni, soprattutto uomini,
ma forse più giusto sarebbe oggi parlare di nuove forme della
depressione. Questo aspetto che, secondo alcune statistiche, coinvolge
circa 700.000 giapponesi è un fenomeno che si è esteso
con molta rapidità in buona parte del pianeta, soprattutto nei
paesi evoluti come Stati Uniti, Europa e Australia. Una condizione,
quella degli hikikomori, raccontata nel suo testo di presentazione per
la mostra di Om Bosser da Fabiola Palmeri (giornalista e studiosa della
cultura giapponese) che è in un certo senso illuminante per comprendere
fino in fondo una situazione ancora poco presente, non so per quanto,
in Italia.
Ma pur riscontrando in questo testo diverse affinità con le opere
di Om Bosser, non possiamo fare a meno di sottolineare che l’artista
se ne discosta entrando in uno specifico aspetto del fenomeno dell’incomunicabilità.
Egli, infatti, va oltre e cioè verso quel confine dal quale spesso
non vi è ritorno, se non in termini momentanei e, in qualche
caso, senza una reale coscienza del mondo che circonda il soggetto di
cui si interessa Om Bosser. Nella sua pittura infatti la solitudine
e il silenzio, il rifiuto di partecipare alla vita collettiva, l’isolamento
verso quella società sempre più affaccendata ad accaparrarsi
fette di notorietà, di mercato, di visibilità - in qualche
caso tuonando da pulpiti stranieri, come spesso accade in questo paese,
fatto oramai di vetrine e lustrini in cui l’unico scopo di politici,
sindacalisti e imprenditori è quello di mettersi al pari delle
tanto vilipese “veline” pur di apparire - hanno fatto perdere
di vista il senso della famiglia, della patria e soprattutto della tolleranza
e della solidarietà. Non certamente quella fatta dagli sms o
da versamenti su questo o quell’altro c/c. No, certamente non
in questo senso. Io parlo della solidarietà e della tolleranza
con i vicini di casa, con la cassiera del supermercato perché
magari è imbranata, con i nostri figli e i compagni della nostra
vita e, soprattutto, con gli amici. Sono le persone con le quali abbiamo
attraversato parte delle nostra esistenza e che non ci hanno mai tradito.
Bisognerebbe ricordarsi sempre di coloro i quali, in tenera età,
ci hanno difeso dal bullismo di classe e di strada e da quei “maestri”
che non hanno avuto la capacità di tenere a freno le intemperanze
di una gioventù spesso lasciata libera di auto-gestirsi, creando
dei nuovi “mostri” metropolitani perché sono loro
che, nel bene o nel male, hanno forgiato il nostro carattere e in qualche
modo hanno determinato il nostro modo di vivere, la nostra esistenza.
Noi siamo ciò che la società genera.
In Bosser tutto ciò è un po’ lontano. In qualche
modo l’artista diventa medico: lui diagnostica e decide la terapia.
Associa e dissocia fatti, eventi, avvenimenti. I suoi lavori sono pezzi
di vita vissuta. Forse, non alla maniera degli hikikomori ma certamente
i suoi personaggi vivono una condizione altrettanto da emarginati. La
loro è in qualche modo una realtà drammatica, solitaria,
senza futuro; si sono lasciati avvolgere dallo spettro della solitudine
spesso compagna di molti vizi. La mostra verrà ospitata successivamente
a Milano, Roma, Parigi, Berlino e Napoli.
la mostra sarà visitabile fino al 7 maggio 2011
tutti i giorni dalle 17.00 alle 20.00 festivi esclusi. Ingresso e catalogo
gratuiti.
Francesco M. Scorsone
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