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la mostra si
compone di 21 foto realizzate da sette fotografi molto differenti tra
loro per linguaggio, impronta artistica ed esperienza: Tony Aiello,
Agostino Caravello, Giuseppe Fell, Maria Pia Lo Verso, Malena Mazza,
Elsa Mezzano, Antonino G. Perricone.
Sulle pareti della galleria fotografi affermati, artisti
e nuove leve si confrontano con un tema intenso e, a tratti, inquietante.
La mostra rimarrà aperta fino al 3 aprile 2009 con orario 17.00/20.00,
festivi esclusi.
I luoghi, il sogno
Ogni luogo ha in sé una traccia, un flebile ricordo di chi in
esso ha vissuto.
Attorno a noi l’atmosfera è densa di memorie, di presenze
appartenenti ad una dimensione sospesa tra realtà e sogno. I
luoghi conservano la nostra immagine immateriale. A volte tutto appare
immobile, pervaso da silenzi densi di pulsioni.
I luoghi raccontano di vuoti interiori, di rovine post belliche, di
perversioni, di intense emozioni, di ciò che siamo e di ciò
che avremmo voluto divenire. A volte esistono luoghi che anche i sogni
e i fantasmi hanno apparentemente abbandonato.
Nulla è ciò che appare. Nulla è più distante
del vero.
A volte viviamo tra le ombre, a volte creiamo noi stessi i nostri spettri.
Questa mostra va oltre la normale percezione del reale. Non esistono
più verità intoccabili, realtà rassicuranti. Se
è vero che nulla è più obbiettivo (e perdonatemi
il gioco di parole) di una fotografia allora risulta interessante osservare
come oggi i fotografi riescano, più di ieri, a cogliere, imprimere,
bloccare in uno scatto, dilatandolo quasi all’infinito, un istante
fugace del tempo, trasfigurando la realtà o caricandola di suoni
e presenze immateriali. Tanto tempo è passato da quando una fotografia
rappresentava unicamente un dato vero e oggettivo. Da ormai alcuni anni
il concetto di foto si è esteso permettendo a quest’arte
e ai suoi artisti di accedere ad una dimensione più intima.
Gli artisti chiamati a partecipare hanno lavorato su se stessi, hanno
creato una dimensione sospesa in cui perdersi, in cui rallentare ogni
ciclo vitale. Sovrapposizioni umorali, tracce di memoria.
Ogni immagine contiene altro, racconta una storia fatta di echi lontani
forieri di tempi trascorsi, di dimensioni mentali che viaggiano di pari
passo con la vita quotidiana, di luoghi di confine. Quella che apparentemente
può sembrare una mostra dedicata a luoghi tangibili in realtà
è una finestra aperta sul territorio dell’anima, su ciò
che i luoghi stessi conservano del nostro passaggio, della nostra storia.
Storie fatte di solitudini, di abbandoni, di nebbie, di guerre, di viaggi,
di ricordi, di illusioni. Il nostro essere ogni giorno attraversa gli
spazi lasciando cadere squame di pelle, capelli, sudore imprimendo su
di un muro, un albero, una panchina, un vecchio distributore, uno stabilimento
balneare e quant’altro la nostra stessa essenza. Il mondo è
pregno di noi, dei nostri pensieri, delle nostre angosce che spesso
scavano e segnano i territori molto più dell’acqua, molto
più del vento. Troppo chiassosi non ascoltiamo più il
respiro del mondo, di noi stessi. I luoghi, ormai troppo affollati,
sono pieni di anime che si divorano vicendevolmente e noi non siamo
più in grado di ascoltare ciò che essi ci raccontano.
I nostri corpi modellano l’aria e lo spazio che ci ruotano attorno.
Malena Mazza, Elsa Mezzano, Giuseppe Fell, Maria Pia Lo Verso, Antonino
G. Perricone, Tony Aiello, Agostino Caravello hanno dato vita ad una
mostra intensa e ricca di fascino ed emozione.
Tre foto per ogni artista; tre foto per raccontare non una storia ma
un’emozione. Emozioni forti ed inquietanti quelle ottenute da
Malena Mazza in un locale di lap dance in cui le ballerine sono le vestali
dei sogni stessi; luoghi avvolti dalle nebbie quelli di Maria Pia Lo
Verso in cui la realtà si disperde e si cela; luoghi e sogni
che si intrecciano e sovrappongono per Elsa Mezzano; luoghi deformati
dal passaggio del sogno in Giuseppe Fell; luoghi che raccontano una
storia, per Antonino G. Perricone; luoghi di passioni e di ombre quelli
di Agostino Caravello; luoghi, per Tony Aiello, che anche i sogni hanno,
forse, abbandonato.
Ventuno opere, sette racconti, sette strappi sulla nostra società
e la nostra storia.
Isola delle femmine, febbraio 2009 Vinny Scorsone
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