
Sebastiano Caracozzo |
Il 17 luglio 2015 dalle ore 19.00 la
mostra collettiva “Ci vediamo al Margaret Café” ritorna
a Terrasini nella sua sede iniziale e cioè in Via Madonia n.
93.
La mostra è stata prodotta dalla Galleria Studio 71 di Palermo
e finalizzata a ricreare quelle atmosfere a prescindere dal luogo; bar
e luoghi di riunione o posti di lavoro quando, si discuteva di cultura
e di politica. Oggi questi luoghi si chiamano caffè letterari
o altro e al loro interno puoi leggere il giornale o un libro, incontrare
un amico, un conoscente o avere un appuntamento di lavoro.
La mostra già esposta oltre che al Margaret Café a Casa
Memoria di Cinisi e alla Libreria del Mare a Palermo, ritorna quindi
al Margaret per completare il suo iter espositivo.
Scegliere luoghi a misura d’uomo, raccolti e intimi come le gallerie
d’arte private o i circoli, è stata sempre una caratteristica
degli artisti europei.
Luoghi in cui avvenivano gli scontri e i dibattiti più accesi
al fine di affermare una teoria o un’idea. Ospitare quindi la
mostra dei 24 dipinti di formato 30 x 30 degli autori di questo evento
i quali sono: Antonella Affronti, Anna Balsamo, Caterina Blunda, Alessandro
Bronzini, Sebastiano Caracozzo, Aurelio Caruso, Evelin Costa, Angelo
Denaro, Rita Gambino, Giuseppe Gargano, Gilda Gubiotti, Antonino Liberto,
Maria Pia Lo Verso, Gabriella Lupinacci, Pino Manzella, Daniela Marcianò,
Antonietta Mazzamuto, Lidia Navarra, Antonino G. Perricone (scomparso
il mese scorso), Caterina Rao, Giusto Sucato, Giuseppe Uzzaco, Maria
Felice Vadalà e Tiziana Viola Massa. Pittori e fotografi che
hanno voluto ribadire il concetto di quanto sia importante la socialità
di questi luoghi dell’incontro.
La mostra, presentata in catalogo con un testo di Vinny Scorsone (L’appuntamento),
resterà aperta tutti i giorni fino al 31 luglio 2015 dalle 10.00
alle 23.00 catalogo a richiesta. Ingresso gratuito.
La “calda” atmosfera
del bar
di Francesco Marcello Scorsone
Me li ricordo ancora quei bar pieni di persone dalle stravaganti personalità;
soprattutto in inverno, quando entravo e i vetri degli occhiali si appannavano,
il caldo del bar mi ristorava parecchio (io che sono freddoloso per
natura).
Quell’ambiente mi è sempre piaciuto. Caldo e aggregante.
Mi piaceva l’odore del caffè e anche l’odore del
fumo disigarette che si mescolava ai profumi della pasticceria.
Come li ricordo bene e quanti ricordi, quanti incontri, quanti appuntamenti.
L’idea di una mostra su questi locali tipici della nostra Italia
l’ho sempre accarezzata.
Vicino casa mia c’era il bar “Papa”, una delle tante
“icone” palermitane degli anni ‘60. È lì
che ho cominciato a capire quanto fosse buona quella tazza di caffè
che prendevo quotidianamente. A me potete levare tutto ma non toglietemi
il gusto di andare al bar per prendere un caffè. Vi farete un
nemico sicuro. Detto fra noi a tutt’oggi posso affermare che,
pur avendo rinunciato a fumare, non ho rinunciato a prendere il caffè.
Di questa bevanda so tutto o quasi: da dove viene, quali sono i maggiori
produttori nel mondo, i vari tipi di miscele, insomma me la cavo.
Non c’è luogo in Italia nel quale, entrando in un bar,
non abbia chiesto un caffè e francamente posso affermare che
il miglior caffè si beve in Sicilia e, con una punta di orgoglio,direi
a Palermo ma anche le altre città siciliane se la cavano.
In Sicilia, anche nel più scalcinato dei bar, è sicuro
che berrai un “onesto” caffè. Il bar o caffè,
che dir si voglia, è stato sempre un luogo nel quale i perditempo,
gli artisti, i collezionisti di opere d’arte si sono sempre incontrati
e nel quale hanno esposto i loro lavori con alterne fortune.
Molti anni or sono ospitammo nella nostra galleria alcune mostre della
“Lavazza” dedicate ai luoghi e agli incontri con il caffè.
Nomi prestigiosi dell’arte contemporanea furono coinvolti su questo
tema con grande successo. Oggi la galleria Studio 71 di Palermo propone
al pubblico un altro e speciale evento dedicato al bar quale luogo simbolo
di incontri perché da esso passa tantissima gente e quindi ti
annoi meno se colui o colei che aspetti ritarda. L’attesa è
meno “attesa”.
A questo proposito abbiamo coinvolto in questo progetto un gruppo di
artisti i quali si sono lasciati affascinare dall’idea di realizzare
un’opera nella quale fosse contenuto il logo o, quanto meno, alcuni
simboli del “Margaret Café”, un bar di Terrasini
che ha saputo trasformare una piccola sala in raffinato spazio espositivo
e di incontri.
Gli autori di questo evento sono: Antonella Affronti, Anna Balsamo,
Caterina Blunda, Alessandro Bronzini, Sebastiano Caracozzo, Aurelio
Caruso, Evelin Costa, Angelo Denaro, Rita Gambino, Giuseppe Gargano,
Gilda Gubiotti, Antonino Liberto, Maria Pia Lo Verso, Gabriella Lupinacci,
Pino Manzella, Daniela Marcianò, Antonietta Mazzamuto, Lidia
Navarra, Antonino G. Perricone,
Caterina Rao, Giusto Sucato, Giuseppe Uzzaco, Maria Felice Vadalà
e Tiziana Viola Massa. Pittori e fotografi che hanno voluto ribadire
il concetto di quanto sia importante la socialità di questi luoghi
dell’incontro.
“Ci vediamo al Margaret Café” non è solo un
modo di dire ma un modo per determinare un luogo noto, un luogo dove
sei certo che non sarai da solo ad aspettare ma che certamente ci saranno
altri ad aspettare e se quel qualcuno non verrà, pazienza, avrai
“incontrato” tante altre persone.
L'Appuntamento
di Vinny Scorsone
Matilde aspettava già da dieci
minuti, seduta ad un tavolino. E se avesse capito male? No, non era
possibile. Estrasse il cartoncino dalla busta, il biglietto era chiarissimo:
“Ci vediamo al Margaret cafè di Terrasini oggi alle ore
18:00.” Ma allora perché tardava? Perché non era
lì con lei?
Aveva aspettato quell’appuntamento, lo aveva desiderato e sognato,
lo aveva inseguito e ora che pareva ad un passo da lei…
Doveva esserci una spiegazione logica, il problema era trovarla.
Ordinò un caffè, le sembrava scortese occupare un posto
senza consumare nulla.
L’inverno aveva deciso di prendersi una vacanza e per strada la
gente camminava con i cappotti al braccio. L’aria era piacevole
e l’aroma di caffè si mischiava con i tanti odori che la
avvolgevano.
Altri cinque minuti erano trascorsi.
Dalla porta entravano brandelli di storie viventi, consumavano qualcosa
e poi uscivano senza aver lasciato nulla del loro passaggio se non qualche
cellula sfaldatasi dalla loro pelle.
Guardò il telefono: nessuno l’aveva cercata.
Gli diede un’ultima possibilità: avrebbe aspettato un altro
po’, gli avrebbe concesso ancora qualche istante del suo tempo.
Prima di lui arrivò il suo odore, un odore pungente di acrilico.
Il colore doveva ancora finire di asciugarsi.
Matilde si voltò.
“Scusa ma ci ho messo più di quanto pensassi”.
Il suo ritratto era lì, davanti a lei.
Glielo aveva chiesto e richiesto nell’ ultimo anno, ma non era
mai riuscita a strappargli neanche una promessa.
“L’ho finito da poco, stai attenta a non sporcarti.”
‘Che importanza può avere sporcarsi di colore? Del mio
colore’, pensò.
Dopo di lui arrivarono gli altri.
‘ Questi artisti, sempre in ritardo’, pensò nuovamente.
Presto il caffè si riempì di quadri, ognuno diverso dall’altro.
Tazzine, volti, biglietti, figure, paesaggi.
Matilde ora era più serena. Ogni parete era stata riempita da
piccoli quadri. Tanti stili differenti, tanti colori, tante tecniche,
tanti materiali.
Si sedette nuovamente. Anche questa volta l’appuntamento era stato
rispettato.
Era passato troppo tempo dacché nessuno le aveva dato un appuntamento
in un bar. Matisse, Degas, Van Gogh, Boldini, Hopper, Sughi e tanti
tantissimi altri, quanti amici aveva incontrato nella sua vita, quanti
l’avevano invitata a sedersi con loro al tavolino di un caffè.
Tanti ritratti differenti, tanti aspetti di un’anima complessa
e sfaccettata che nonostante i secoli si manteneva forte e sempiterna.
Il caffè si riempì di gente e lei si sentì finalmente
a casa.
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Aurelio Caruso
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