Sabato 25 maggio 2013 dalle ore 18.00
presso la Galleria d’Arte Studio 71 Via Vincenzo Fuxa n. 9 Palermo,
verrà mostrato il video trasmesso su Carlo Monastra realizzato
da Siciliauno in occasione della mostra realizzata nel 1991 dal titolo:
“dipingere con la luce colorata”. La proiezione del video,
che presenta come è ovvio, i segni del tempo vuole essere una
traccia per innescare il “dibattito ed altro ancora ….”
sul tema che ha generato la mostra:
Carlo Monastra – “Venti
anni dopo”
Scrive Nicolò D’Alessandro nel suo testo
di presentazione dell’artista: “Sono trascorsi esattamente
22 anni dalla mostra tenuta alla Galleria Studio 71 dove titolai il
mio breve testo di presentazione “Dipingere con la luce colorata”.
Mi sorprende, rileggendo ciò che scrissi per le sue ricerche
di allora, la coerenza di Carlo Monastra oggi, nel continuare a perfezionare
quell’esperienza iniziata con l’ormai “obsoleto”
programma Automat91, nel pieno delle esperienze dell’arte digitale
che tanta parte ha avuto ed ha nell’uso delle immagini da quelle
stagioni in poi. Si può ben dire che oggi tutte le arti, pittura,
scultura, musica, cinema, tv si concentrano nel video e nell’uso
quotidiano del computer. La strada tracciata tanto tempo fa è
diventata la strada nella quale confluiscono tutti i sistemi informativi
e l’uso comunicativo dell’immagine nella quotidiana esistenza
collettiva. …”
Mentre l’artista in una sua breve riflessione scrive: “
… Mi ritrovo a considerare una sorta di sottile linea temporale,
strano nel 1991 realizzavo una mostra evento dove su più computer
Amiga scorrevano le immagini create dal mio programma Automat91 ed
era proprio in quegli anni che si sviluppa l’arte digitale.
Io avevo cominciato diversi anni prima per curiosità con un
computer QL della Sinclair, avevo cominciato ad imparare la programmazione
in Logo, poi ero passato al Q-Basic, poi ancora all’Amiga-Basic,
poi avevo continuato cercare altri linguaggi: “C”, Java,
Visual Basic, approdando infine oggi al C#, con il quale adesso programmo.
Il QL disponeva di 8 colori, ma con l’uso di retinature si potevano
ottenere ancora altri colori, la risoluzione era bassa ed i pixel
ben visibili, in compenso l’uso del LOGO già implementato
permetteva già interessanti esperienze grafiche. Tutto era
registrato su mini cassette magnetiche dedicate, per questo oggi del
tutto illeggibili
Il continuo ricambio delle tecnologie nelle memorie di massa ha spesso
determinato la perdita dei dati e questo è un rischio se non
si vuole considerare effimero e momentaneo il prodotto digitale, ma
mi chiedo, la memoria dell’evento non è forse meglio
dell’evento stesso?
Una volta avevo dipinto tutta una strada, lunga più di dieci
metri, l’indomani le automobili distruggevano tutto, ma l’evento
no, quello era rimasto nella memoria, nei video, nelle foto analogiche
e digitali, ora riversate in rete. …”
L’evento prevede inoltre la presentazione di una serie degli
ultimi lavori che rimarranno in mostra fino al 5 giugno 2013. Orari
delle visite dalle 17.00 alle 20.00 escluso i festivi.
APPUNTI
Mi ritrovo, per caso, a rivedere vecchie cassette video, conservate
alla galleria studio 71, mi rivedo giovane allora quarantaduenne,
con molti anzi troppi capelli, rifletto sul tempo trascorso prevalentemente
nella mia città, cordone ombelicale inscindibile di una madre
che sembra pigra e sonnolenta, distratta dalla caligine, ma che nella
sua apparente provincialità talvolta si desta e brilla di luce
propria.
Mi ritrovo a considerare una sorta di sottile linea temporale, strano
nel 1991 realizzavo una mostra evento dove su più computer
Amiga scorrevano le immagini create dal mio programma Automat91 ed
era proprio in quegli anni che si sviluppa l’arte digitale.
Io avevo cominciato diversi anni prima per curiosità con un
computer QL della Sinclair, avevo cominciato ad imparare la programmazione
in Logo, poi ero passato al Q-Basic, poi ancora all’Amiga-Basic,
poi avevo continuato cercare altri linguaggi: “C”, Java,
Visual Basic, approdando infine oggi al C#, con il quale adesso programmo.
Il QL disponeva di 8 colori, ma con l’uso di retinature si potevano
ottenere ancora altri colori, la risoluzione era bassa ed i pixel
ben visibili, in compenso l’uso del LOGO già implementato
permetteva già interessanti esperienze grafiche.
Tutto era registrato su mini cassette magnetiche dedicate, per questo
oggi del tutto illeggibili.
Il continuo ricambio delle tecnologie nelle memorie di massa ha spesso
determinato la perdita dei dati e questo è un rischio se non
si vuole considerare effimero e momentaneo il prodotto digitale, ma
mi chiedo, la memoria dell’evento non è forse meglio
dell’evento stesso?
Una volta avevo dipinto tutta una strada, lunga più di dieci
metri, l’indomani le automobili distruggevano tutto, ma l’evento
no, quello era rimasto nella memoria, nei video, nelle foto analogiche
e digitali, ora riversate in rete.
Oggi l’arte digitale è un fenomeno complesso e si è
arricchita di tante variazioni seguendo ed adattandosi alla fantasia
ed agli interessi degli artisti e dei ricercatori non analogici.
Gli anni novanta sono quelli in cui si sviluppano le principali esperienze,
solo che esse s’ibridano spesso tra loro, rendendo non facile
qualsivoglia tassonomia secondo gli schemi originari.
I vari settori tradizionali, dell’arte e della conoscenza tecnica,
scientifica, sociale, umanistica e musicale, si contaminano all’interno
delle esperienze creative digitali.
L’autore stesso ha perso la sua unicità, e sempre più
facilmente si passa ad un lavoro di gruppo, per di più eterogeneo
per formazione di base.
Io nel 1992 a Milano dove dirigevo il Primo Liceo Artistico, ora di
Brera, ho avuto la fortuna di conoscere Paolo Rosa e tutti i membri
e amici di Studio Azzurro, e con loro presso gli studi di Metamorfosi,
altri gruppi come Giovanotti Mondani Meccanici e vari altri intellettuali
e critici.
Era un momento in cui molte cose si andavano definendo e concretizzando,
in cui si chiarivano le idee di ognuno, una serie di lunghe serate
a tema, accuratamente video documentate di grande interesse.
Io continuo il mio lavoro di ricerca e di programmazione, potrei collocarmi
nella “Generative Art o Algorithmic Art” se dovessi tenere
conto del campo in cui in atto lavoro, in effetti, seguo varie piste
o cammini e proprio per la mia solitudine tutta Palermitana, lo faccio
senza compagnie, con pochi scambi d’idee.
All’istituto d’arte di Palermo ho avuto modo di fare altre
esperienze, talvolta dirette, ma in genere indirette, ovvero seguendo
le attività per dovere di servizio.
Questa volta anche per vincoli istituzionali, il lavoro era basato
su gruppi eterogenei per formazione, architetti, animatori, ingegneri,
orafi, scultori ecc. esperienze portate avanti nel corso di una decina
d’anni, nel campo della Prototipazione Solida, del CAD-CAM,
dell’Ingegneria Inversa, dell’Animazione Tridimensionale,
della Scultura Digitale.
Tutto questo ha allargato le mie curiosità verso altri settori.
Ho fatto in questi anni anche diverse esperienze di Digital Art, producendo
alcune opere con l’uso di un programma di foto-ritocco e ho
continuato a mantenere un piede nella scarpa analogica, infatti, dipingo
ancora.
Non credo che oggi il fare arte debba avere regole, metodi, materiali
o necessariamente legarsi a movimenti.
In età avanzata, sempre di più, ritengo che un artista
debba vivere pienamente il suo tempo, carpire un attimo prima brandelli
di futuro, creare con cura il suo prodotto usando tutto ciò
che serve senza alcun pregiudizio di sorta.
Carlo Monastra