GALLERIA D'ARTE STUDIO 71
 

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QUESTO NOSTRO AMPIO TEMPO

 


Galleria Studio 71 Palermo
Dal 15 aprile al 6 maggio 2023

 


Sabato 15 aprile 2023 alle ore 17:30 presso la galleria d’arte Studio 71 di via V.zo Fuxa n. 9, Palermo  verrà inaugurata  la mostra


QUESTO NOSTRO AMPIO TEMPO


opere di Roberto Gianinetti, Mario Lo Coco e Gianni Maria Tessari

In esposizione le opere di tre autori contemporanei, ma soprattutto tre amici legati dallo stesso modo di percepire l’arte. Pur abitando geograficamente lontani, Roberto Gianinetti (Vercelli) Mario Lo Coco (Palermo) Gianni Maria Tessari (Torino/Bassano del Grappa) si sono ritrovati a disquisire e riflettere su temi comuni quali, ad esempio, questo nostro tempo. Tre stili, tre tecniche, tre mezzi espressivi differenti hanno prodotto una mostra che non è soltanto il frutto del loro lavoro, portato avanti da una vita, ma al contempo è una visione lucida e disinteressata dell’epoca che stiamo attraversando. Incisioni, ceramiche, dipinti offrono allo spettatore una esposizione eterogenea per stili, ma profondamente uniforme nel sentire comune.
Scrive Vinny Scorsone, curatrice della mostra, in catalogo: “…Se le opere di Gianinetti sono mappe sentimentali nelle quali convergono il caos e l’accoglienza e a prevalere è l’elemento naturale (seppur antropizzato), in Tessari è quello umano ad avere il sopravvento. Nei suoi dipinti, la guerra, con tutta la devastazione che essa comporta, fa la sua comparsa. […] Nelle opere di Lo Coco, il dramma intride la perfezione del pianeta provocandone la frattura. Nuovi continenti si formano nel caos e la tragedia dell’uomo invade le terre emerse tingendole di sangue. […] Tra xilografie e sfere di ceramica, le spirali di Lo Coco si riagganciano a quelle di Gianinetti mentre le sue onde completano il libro d’artista di Tessari in un lavoro osmotico che si nutre del sentire di tutti, un’amara riflessione sugli accadimenti che avvengono, che sono sempre avvenuti e che sempre avverranno.”
La mostra sarà visitabile tutti i giorni, esclusi i festivi, fino al 5 maggio 2023 con orari 10:00/12:00 e 17:00/18:30. 
Catalogo con testo di Vinny Scorsone.

 

AMPIO È IL NOSTRO TEMPO

Ampio è il nostro tempo! Esso si dilata e restringe portandoci per mari e per terre sconosciute. Figli di secoli di storia, camminiamo su antiche orme consumate dal vento di scirocco e di maestrale. Nel nostro procedere, il pianto dei popoli si mischia alle risate, la polvere è spazzata via dai bagliori che originano in cielo e il riposo ha fatto a cambio con lo sfinimento. Le urla non ci appartengono: sono per i deboli; noi, però, siamo deboli costretti a forza a sfidare noi stessi per sopravvivere. L’oscurità ci avviluppa le menti, rende ciechi i nostri cuori e li strizza fino all’ultima goccia di sangue. Il nostro padre mare, ora calmo ora impetuoso, è divenuto un sacello vivente. Anch’esso stanco di morti, di dolore e di speranze infrante, copre, con la sua coltre liquida, corpi e sogni, nel mentre la Terra si scrolla di dosso inutili “orpelli”. Le placche, nel buio, si sono stancate di star ferme: hanno voglia anch’esse di girare il mondo, di andar a trovare le antiche sorelle a cui, in un’epoca lontana, furono unite. Tutto si muove attorno a noi.
Il nostro tempo è ampio, vasto come l’universo e piccolo come un granello di sabbia. I silenzi, ora, sovrastano il disordine acustico. Eravamo con Cesare, ci uccise Napoleone, siamo risorti e morti per secoli e continuiamo a farlo. La nostra anima è imprigionata in una dimensione che risiede in noi… sopra di noi… intorno a noi. Viviamo da sempre lo stesso attimo illudendoci che sia sempre il primo, che sia sempre l’ultimo. La guerra ci accompagna, ogni tanto distratta da sprazzi di pace illusoria.
Abbiamo voglia di abbracci consolatori, aneliamo la calma e un luogo sicuro, tranquillo da chiamare casa, che ci faccia sentire protetti. Abbiamo cancellato i giorni vissuti, eppure essi sono riemersi per parlarci, ma noi li abbiamo attraversati e siamo passati oltre noncuranti di loro.

Spesso, tra amici, ci si confronta, ci si scambiano pensieri ed opinioni su qualunque cosa colpisca l’attenzione ora di uno, ora di un altro. La stessa cosa è avvenuta a Roberto Gianinetti, Mario Lo Coco e Gianni Maria Tessari che, pur abitando geograficamente lontani, si sono ritrovati a disquisire e riflettere su temi comuni quali, ad esempio, questo nostro tempo. Tre amici, tre stili, tre mezzi espressivi differenti hanno prodotto una mostra che non è soltanto il frutto del loro lavoro, portato avanti da una vita, ma al contempo è una visione lucida e disinteressata dell’epoca che stiamo attraversando. Incisioni, ceramiche, dipinti offrono allo spettatore una esposizione eterogenea per stili, ma profondamente uniforme nel sentire comune.
Le xilografie, calcografie, rilievografie e linoleografie di Gianinetti sono mappe sentimentali nelle quali convergono il caos e l’accoglienza. Paesaggi sereni si intravedono oltre gli affanni, oltre le battute di colore, oltre i grovigli, i labirinti, oltre le scacchiere e le linee di demarcazione. Una natura resiliente sempre più imbrigliata dalla presenza umana, che ora devasta ora preserva, si fa testimone delle mutate condizioni e concezioni di vita. Le sue sono tracce, solchi, rilievi, riflessioni che si stratificano sul foglio, dove riti antichi e antiche maschere si incontrano con moderni paesaggi antropici in cui il segno si fa scrittura. Una Terra promessa, sognata, primordiale si fa spazio tra gli affanni quotidiani, tra le disillusioni di una popolazione stremata dal vivere quotidiano, avvolta ancora da un sentire religioso ancestrale che trae energia dal respiro del mondo.
Se nelle opere di Gianinetti a prevalere è l’elemento naturale (seppur antropizzato), in Tessari è quello umano ad avere il sopravvento. Nei suoi dipinti, la guerra, con tutta la devastazione che essa comporta, fa la sua comparsa. L’uomo è ridotto all’ombra di se stesso mentre si dibatte in un mondo a brandelli. Incendi, alterazione del clima, cattiveria hanno trasformato il “Paradiso” biblico in gironi infernali. Quello da lui descritto è un mondo senza sole, senza cielo, avvolto dalla coltre grigia della disperazione e dal rosso del sangue e delle esplosioni, intanto lassù, nell’universo sconfinato, ogni cosa viene riscritta mentre le stelle continuano a risplendere, seppur imbrigliate in codici e segni grafici. Quelli di Tessari sono “documenti” che impediscono alla storia di fluire via, di perdersi nelle nebbie dell’oblio, scritture criptiche che immortalano i millenni di una popolazione sempre in trasformazione che non ha imparato nulla dai propri trascorsi.
Perfettamente in linea con i suoi amici, Lo Coco è, si potrebbe dire, l’anello di congiunzione tra i lavori di Gianinetti e quelli di Tessari. Con il primo condivide l’elemento “natura” con il secondo le tematiche. Le sue opere nascono dalla terra. Esse si nutrono della scintilla vitale primordiale. La creta, sotto le sue mani, diviene forma, onda frastagliata e implacabile nella quale si infrangono le speranze oppure figura antropomorfa gravida di vita. Nel suo universo, sfere rilucenti si fingono mondi saturati dall’urbanizzazione o secchi per l’inevitabile desertificazione, mentre gli oceani appaiono solcati da rotte migratorie che ne decretano la morte. Il dramma intride la perfezione del pianeta provocandone la frattura. Nuovi continenti si formano nel caos e la tragedia dell’uomo invade le terre emerse tingendole di sangue. Le spirali di Lo Coco si riagganciano a quelle di Gianinetti mentre le sue onde completano il libro d’artista di Tessari in un lavoro osmotico che si nutre del sentire di tutti, un’amara riflessione sugli accadimenti che avvengono, che sono sempre avvenuti e che sempre avverranno.

Marzo 2023                                                                                                              Vinny Scorsone