GALLERIA D'ARTE STUDIO 71
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VIRGO ET VIRAGO

Antonella Affronti
Come Medea

Daniela Balsamo
Not me

Galleria Studio 71 - Palermo
dall'8 marzo al 4 aprile 2015

Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato, Ex Casa Badalamenti, Cinisi PA
dal 5 al 27 giugno 2015

Museo Degli Angeli Sant'Angelo di Brolo ME
dal 4 al 31 luglio 2015

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“Virgo et Virago”
a cura di Vinny Scorsone

Antonella Affronti, Daniela Balsamo, Paolo Baratella, Pierluigi Berto, Ilaria Caputo, Aurelio Caruso, Pina Cirino, Filli Cusenza, Giuseppa D’Agostino, Angelo Denaro, Roberto Fontana, Kindia, Pino Manzella, Malena Mazza, Nico Nardomarino, Franco Nocera, Luca Patrone, Salvatore Pizzo, Vanni Quadrio, Rosaria Randazzo, Giuseppina Riggi, Euro Rotelli, Giusto Sucato, TrapaniCalabretta, Elide Triolo, Tiziana Viola Massa


L’esposizione si focalizza principalmente sulla trasmissione di un messaggio di uguaglianza che travalica il discorso prettamente femminile estendendosi a tutte quelle categorie sociali soggette a discriminazioni; per far ciò, si è scelto, provocatoriamente, di “indagare” la donna da due angolazioni opposte, quella della vittima (virgo) e quella della carnefice (virago).
Due concezioni, due modi di essere opposti che, a volte, dimorano in un unico corpo.

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Ho cucito tradimenti, umiliazioni e ferite. Le ho cucite sulla mia pelle affinché non le dimenticassi.
Il mio passo si è fatto incerto e corto e il mio fiato freddo.
Trentatré corde mi tengono legata.
Soffoco.
Ho provato a gridare ma la voce s’è fatta silenzio.
Colpita a morte, il mio corpo si è rialzato ma Io non c’ero già più.
“Stupida!”, grida. Il suo sguardo è crudele e tagliente.
“Stupida”, mi ripete e io la guardo immobile, impotente; altra me, mio doppio.
Sento il suo passo sicuro che mi ruota attorno e ogni passo rimbomba nella mia testa, freddo e cadenzato.
Il mio specchio è andato in frantumi ed io con esso.
La tela è stata tessuta e le trappole ben preparate.
Il suo corpo è attento e addestrato.
Il fragile carnefice prepara il terreno, lo modella a suo piacimento; altra me mio opposto.
Sedici frecce sono state preparate. L’arco è nascosto ma la sua mano è pronta.
Gelo e fuoco la avvolgono.
Ciò che non sono, ciò che non sarò mai.
Il mio sguardo è vigile. Scruto ogni sua mossa, la prevedo ma rimango ferma, attendo. Il mio scatto sarà fulmineo, il mio piede veloce.
La paura s’è fatta forza; ultima paura, ultima forza.
Attendo.
La corda si allenta e i miei tendini si caricano di potenza.
Attendo…
La prima freccia risplende nel buio, ma io non ci sono più.

Chi è la vergine e chi la virago? Chi è la vittima e chi il carnefice?
Due concezioni, due modi di essere opposti che, a volte, dimorano in un unico corpo.
Nella nostra società, prevalentemente maschile, in cui quando ci si riferisce alla donna spesso si mette in evidenza soprattutto l’aspetto fisico (legandolo prevalentemente al sesso), si sottolinea la sua presunta fragilità, la sua “naturale” propensione alla maternità, l’idea di una donna forte e feroce, spesso nei confronti della persona amata, arrivista e prevaricatrice, che rifiuta l’idea stessa di essere madre, difficilmente è presa in considerazione.
In un mondo in cui la maggior parte delle donne si è evoluta (in alcuni casi, purtroppo, andandosi mentalmente mascolinizzando), la maggior parte degli uomini, invece, è rimasta ancorata alle proprie abitudini e status; un radicamento di posizioni legato ancora ad un concetto di prevaricazione e potenza soprattutto fisica nei confronti di chi si ritiene inferiore.
Proprio per questo, oggi più di ieri si parla di femminicidio. In realtà sarebbe più giusto parlare di violenza a prescindere. È pur vero che molti delitti dipendono da una visione distorta del concetto di amore (in quanto possesso - che è l’antitesi dell’amore) e che frequentemente le donne sono le principali vittime (spesso impotenti, defraudate dei più elementari diritti, della libertà e del rispetto), ma non sempre è così semplice e non sempre è così. Ci sono volte in cui le donne (a torto o a ragione) sono accusate di efferati delitti. Il confine che divide l’oggetto della violenza (sia fisica che psicologica) dal soggetto che la violenza la compie, spesso è molto labile. Si può essere vittima o carnefice o si può essere entrambi.
In una società in cui si insegna ipocritamente ai propri figli maschi che una donna non si picchia neanche con un fiore, perché è donna, sarebbe ora che si cominciasse ad insegnare che una donna non si picchia perché è principalmente una persona. Il mondo non si divide in uomini e donne, da un lato i cattivi dall’altro i buoni, ma in esseri viventi. Ognuno ha in sé lo stesso identico potenziale, la stessa carica generativa e distruttiva.
Certo non c’è dubbio che uomini e donne, femmine e maschi siano innegabilmente differenti. Lo sono geneticamente e lo sono spiritualmente; sviluppano caratteristiche, odori e sensualità unici, ruoli unici e forse proprio per questo spesso si fa fatica a trovare un punto d’incontro. Nonostante ciò, è soprattutto a causa di queste diversità che la razza umana esiste.
Oggi, si sta rincorrendo, pericolosamente, un appiattimento delle differenze non rendendosi conto che una società che plasma, che castra queste stesse, sfruttandole molto spesso solo per aumentare il divario tra i sessi e la sudditanza psicologica (sia da un lato che dall’altro), porta inevitabilmente ad un’implosione.
Quando si comprenderà che proprio quelle stesse diversità sono un arricchimento e non un difetto, allora saremo sulla buona strada per una convivenza paritaria e civile nel rispetto delle regole e principalmente dell’essere umano, a qualsiasi sesso esso appartenga.
Attualmente, ad esempio, si è ingabbiati in schemi mentali, che rischiano di far divenire anche e soprattutto il sesso terreno di scontro invece che di condivisione serena e giocosa.
Finché non si capirà che abbiamo bisogno l’uno dell’altro e che non ci deve essere nessuna competizione tra i sessi bensì collaborazione, allora continueranno a esserci discriminazioni e soprusi.
Purtroppo la donna, soprattutto in certi Paesi, spesso è relegata a ruoli subordinati anche all’interno della propria famiglia, ma le tante battaglie intraprese non possono riuscire a cambiare sensibilmente nulla se non trovano proprio negli uomini dei leali e intelligenti alleati.
Questa non vuole essere una mostra per le donne ma per tutti. La donna è il tramite, il latore di un messaggio di uguaglianza che travalica il discorso prettamente femminile e si estende a tutte quelle categorie sociali soggette a discriminazioni.
Le opere esposte ci raccontano di donne vittime o di uomini o di altre donne (a volte anche di se stesse), di assassine, di novelle Medee. Donne che subiscono e donne aguzzine (succubi, a loro volta, di poteri al di sopra di esse), prostitute per costrizione o per scelta (oggetti sessuali o padrone del proprio corpo), angeli e diavoli, sabine ed amazzoni, clarisse e baccanti, martiri o arpie.
Foto, dipinti, disegni, installazioni ci offrono uno spaccato sul nostro mondo, tormentato e carico d’angoscia, in cui vestali e gorgoni rivivono nei secoli le medesime afflizioni, gli stessi dolori e la stessa rabbia. Dee e donne si contendono lo stesso terreno di gioco. Minerva e Aracne si sono nuovamente sfidate.
Gli artisti, Antonella Affronti, Daniela Balsamo, Paolo Baratella, Pierluigi Berto, Ilaria Caputo, Aurelio Caruso, Pina Cirino, Filli Cusenza, Giuseppa D’Agostino, Roberto Fontana, Kindia, Pino Manzella, Malena Mazza, Nico Nardomarino, Franco Nocera, Luca Patrone, Salvatore Pizzo, Vanni Quadrio, Rosaria Randazzo, Giuseppina Riggi, Euro Rotelli, Giusto Sucato, TrapaniCalabretta, Elide Triolo, Tiziana Viola Massa, hanno posto l’accento sulla sofferenza femminile, su vari tipi di “violenza” o personalità. La classicità del segno si è mischiato con la pennellata nervosa, i toni tenebrosi hanno lasciato la scena all’ironia, le atmosfere cupe sono state rischiarate da un raggio di sole, la potenza ha sfidato la sottomissione, la natura morta si è confrontata con la vita; tanti frammenti di un unico specchio in frantumi, tanti brandelli di pelle di un medesimo corpo. Un “discorso” artistico che ha coinvolto personalità di entrambi i sessi, provenienti da differenti campi (dalla pittura alla pubblicità, dal design alla danza, dalla poesia alla fotografia), che hanno dato una rappresentazione, del tema proposto, abbastanza comunitario. E altresì interessante notare il ruolo che occupa, secondo gli artisti, l’uomo all’interno della “condizione” femminile. Nel suo distacco, egli è la presenza costante che si rivela proprio nella sua assenza, carnefice o impotente spettatore di una donna che sempre meno assomiglia a Penelope e sempre più, di contro, è vicina ahimè a Medusa.
Ciò che però lega molta produzione è la cognizione che spesso il pericolo maggiore sia insito nell’amore stesso, di qualunque natura esso sia.
La mostra “Virgo et Virago” vuole essere uno spunto di riflessione e un atto d’affetto nei confronti di chi, giornalmente, combatte la sua personalissima battaglia per la consapevolezza e l’affermazione del proprio IO.


Febbraio 2015 Vinny Scorsone

 

 


Paolo Baratella
Prigioniera

Pierluigi Berto



Ilaria Caputo
Dualità

Aurelio Caruso
Ecuba

 


Pina Cirino
Araba

Filli Cusenza
Scarpe Alice collection

 


Giuseppa D'Agostino
Lacerazioni

Angelo Denaro
Barbara

 


Roberto Fontana
Senza Titolo

Kindia
BiancaEva

 


Pino Manzella
Memoria di Artemisia
Malena Mazza
dal ciclo: La donna cane

 


Nico Nardomarino
dal ciclo: Acquaria

Franco Nocera
Femminicidio

 


Luca Patrone
Prayer

Salvatore Pizzo
Doppia "V", Vittoria alla vita

 


Vanni Quadrio
Tutto bene, grazie

Rosaria Randazzo
Lo specchio rotto della vanità

 


Giuseppina Riggi
Tutte le donne di me stessa

Euro Rotelli
dal ciclo: The body the soul - Iana & Marian#11

 


Giusto Sucato

TrapaniCalabretta
RU486, natura morta

 


Elide Triolo
Il dolore per l'energia femmile perduta

Tiziana Viola Massa
Come Beatrice (omaggio a Beatrice Cenci)