Le opere, tutte su carta, sono circa 25 e ci presentano
una donna che incarna in sé la dea madre, l’origine del
tutto che, stanca di essere continuamente messa da parte e sfoggiata
soltanto per poche occasioni, si fa presente rivendicando il suo potere.
La mostra vuole essere un omaggio all’essere
femminile e femmineo.
Ridestata dal sonno dell’oblio la donna di Apolloni
e di Zito si fa incanto: amante appassionata o silenziosa sfinge, guerriera
o madre amorevole, fata dei boschi, musa ispiratrice, luna, sirena,
incorreggibile Pandora, incorreggibile Eva. Ella è la modella,
la Galatea, il senso di tutte le cose, il motore delle umane passioni
che spinge gli uomini a creare, a farsi dei.
Scrive Vinny Scorsone nella presentazione in catalogo:
”Quelle di Zito sono storie, favole raccontate con estrema sintesi,
ma intrise di profondità mute.
Poco chiasso, tutto è avvolto in un’atmosfera sospesa;
frammento di tempo bloccato nel divenire dello spirito.
Tra fiori, isole, foglie, figure ieratiche sembranti pietra e un pesce
come firma, l’universo illustrato ed interpretato da Zito viaggia
nel mare delle illusioni, varcando passaggi geografici e mentali posti
a confine tra il mondo reale e quello delle emozioni silenziose.”
E così descrive Aldo Gerbino, in catalogo, le inquietanti immagini
femminili di Zito:”…Ed è figura dove la centralità
cefalica si esprime in tutta la sua raccolta somatica, in tutta la sua
espressione vitale, e, allo stesso tempo, in quella caratura patologica
che trova il suo compimento e la sua germinazione nella fase ‘non
finale’ della decapitazione. L’acefalia si offre in tal
modo, come fu per Zancanaro e la sua Venere acefala, in una nuova forma
di bellezza, di sensuale prestanza, di assorta meditazione su sé
stessa, sul corpo, sulle funzioni e sul desiderio di rappresentazione.
Al corpo si associa il modello di una natura selenica, ora sfrondata
da orpelli, ora resa più tumultuosa dal moltiplicarsi di botaniche
presenze, e resa da Zito in una sorta di crudezza metafisica.”
Le opere sono quasi tutte legate tra loro dalle tonalità
di un azzurro tenue, quasi assente in alcune opere, e solo qualche rara
volta sono solcate da rossi violenti.
Disegni, collages, dipinti offrono allo spettatore
una visione di donna mite e potente, unica bellezza in un mondo in lotta.
La mostra, a cura di Vinny Scorsone, si concluderà
il 18 marzo. Orario dalle 17.00 alle 20.00 escluso i festivi.