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Gustav von Clausewitz è un principe austriaco della Carinzia
che invece di dedicarsi alla carriera militare, com’è stato
dei suoi antenati generali, sceglie gli studi di archeologia. Partecipa
quindi a spedizioni di scavi in Mesopotamia finché opta per la
ricerca scientifica individuando lo studio sul DNA come campo d’azione.
Non avendo strumenti e conoscenze specifiche si occuperà di organizzare
convegni per conto dell’Università di Berlino dove viene
accolto su presentazione di un rettore e del suo pedigree.
Si
appropria sempre più della tematica, frattanto però espande
le sue conoscenze ad altri ambiti della scienza in atto: di carattere
cosmologico sopratutto. Resterà quindi affascinato dalle recenti
teorie ed esperimenti, non ultimo quello che ha confermato l’esattezza
della previsione: la nascita della vita è da ricondursi al big
bang, così confermandosi l’esistenza del bosone di Higgs.
Il
Clausewitz, fino ad allora digiuno di arte, cinematografia, musica comincerà
ad interessarsene con l’ausilio di Claire impiegata di una agenzia
di viaggio che lo condurrà per mano in musei, sale da concerto,
locali dove si proiettano film d’essai a partire dal cinema muto.
In precedenza a fargli da accompagnatrice e da guida era stata Lotte,
la segretaria personale assegnatagli dal dipartimento. È così
che le sue certezze vengono aggredite sempre più spesso dal dubbio
mentre sente svilupparsi il senso critico.
Ne
faranno le spese tutte le categorie del pensiero ritenuto ottuso, refrattario,
ancorato al pensiero unico quale quello di tutte le chiese: in ciò
aiutato dai testi filosofici che si sono succeduti dall’illuminismo
in poi, tra cui Cartesio.
Opera
aperta, questo romanzo, come già lo fu Gilberte, edito dalla
editrice Novecento nel 1997, e successive narrazioni: senza dunque il
classico finale da happy end o storia conclusa, sia pure in chiave rosa,
giallo o nero. Si interroghi perciò il lettore su quale possa
essere il possibile finale. Si aggiunge semplicemente che il testo si
compone di due parti: la prima, di squisita narrazione; la seconda,
detta La storia dei re pigmei perché fece da stimolo, da pungolo
a Gustav per abbandonare la ricerca del passato attraverso gli scavi
in Mesopotamia e darsi piuttosto alla più veloce conoscenza del
futuro, nel quale quasi tutte le narrative del mondo sono in ritardo.
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