Una
carrellata di personaggi, una fantasmagoria di situazioni tra buffe
e meno buffe, una pirotecnia che illumina sistematicamente il cielo
e in qualche caso offusca.
Un
modo come irruidere della saccenza e sapienza di chi costruisce sistemi
e valori con la speranza o pretesa di vederli durare.
Niente
dunque tragedie e filosofemi in questo romanzo dalla costruzione onnivora;
senza quasi un attimo di respiro nei vari aspetti della diegesi; dalla
struttura sillabica e omofonica più che fondata sull'analisi
logica e sintattica.
Gli
spazi finiscono con l'essere dilatati ma il risultato è il
massimo della concentrazione sulla donna Macbeth, l'eroina di un capolavoro
senza la quale la semplice ambizione non si sarebbe trasformata in
assassinio.