MATITE
(metafore della vita)
La mostra nata da un’idea di Angelo Conti e Francesco
Scorsone prende spunto dal racconto di Paolo Coelho dal titolo “la
matita”. Perché matite – metafore della vita - perché
il racconto di Paolo Coelho induce a momenti di riflessione e se volete
anche di tenerezza ma soprattutto riguarda la matita e dell’uso
che se ne fa nell’ambito di chi sceglie di accostarsi all’arte
e alle sue diverse forme di disegno, pittura o scrittura.
32 sono gli artisti che hanno accettato di raccontarsi attraverso il
segno su un cartoncino di formato cm 25 x 35 per questa kermesse dedicata
alla matita e alle sue sfaccettature.
Scrive nel suo testo in catalogo Vinny Scorsone: (…) gli artisti
hanno tracciato opere in cui la matita, utilizzata sia come semplice
grafite sia come oggetto oppure interpretata attraverso varie tecniche,
si è fatta latrice di pensieri e seduzioni. La mano è
diventata maestra di vita, presenza incombente e benevola. Il tratto,
ora sottile ora spesso, evoca, nelle opere, il racconto originario e
profili e stanze affiorano dal foglio. Lo spigolo gioca con la curva,
linee chiuse si intrecciano con linee aperte, l’ironia sorregge
la malinconia e solitudini si alternano ad amori e complicità.
In un gioco tra essere ed apparire, tra finzione e realtà, la
matita ridisegna i contorni degli oggetti e se stessa in un ribaltamento
continuo di ruoli.(…)”
Gli artisti: Antonella Affronti, Anna Maria Asaro, Anna Balsamo, Alberto
Bongini, Totò Calò, Sebastiano Caracozzo, Aurelio Caruso,
Elio Corrao, Maria Rita Cuccia, Naire Feo, Sesto Gaglio, Daniela Gargano,
Giuseppe Gargano, Carla Horat, Caterina Lala, Marialuisa Lippa, Maria
Pia Lo Verso, Gabriella Lupinacci, Rosalia Marchiafava, Sara Mineo,
Francesco Pintaudi, Mariella Ramondo, Cinzia Romano, Anna Santoro, Marisa
Sapienza, Angela Sarzana, Enzo Sciavolino, Egle Scroppo, Diego Scursatone,
Gianni Maria Tessari, Maria Felice Vadalà e Tiziana Viola-Massa.
Tutte le opere prodotte entreranno a far parte della collezione permanente
dell’Associazione Culturale “La Matita” di Valledolmo.
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IL SOLCO
Qualche anno fa la Apple promosse uno dei suoi prodotti
(per la precisione l’iPad Air), ispirandosi, presumibilmente,
proprio alla storia della matita di Paulo Coelho.
Poche pubblicità mi rimangono impresse eppure quella mi colpì
particolarmente. L’iPad ultrasottile veniva paragonato alle capacità
illimitate di un’apparentemente semplice matita. Sovvertendo ogni
convinzione comune sul grado di importanza che noi tutti diamo agli
oggetti che utilizziamo nel quotidiano, desunta esclusivamente a seconda
del loro valore commerciale, Coelho prende spunto da un prodotto che
ben conosciamo e con un valore economico molto basso per assurgerlo
a simbolo della condizione umana. In effetti, riflettendoci, siamo sicuri
che una matita sia cosa da poco? Di questo parere non sembrano essere,
per l'appunto, né i responsabili della Apple né lo scrittore
sudamericano Paulo Coelho. Quest’ultimo, difatti, nella sua “Storia
della matita”, pubblicata in una raccolta di suoi scritti intitolata
“Sono come il fiume che scorre”, vede in essa il simbolo
del nostro stesso essere. La storia, in realtà, è un vademecum
riguardante sia la nostra vita sia il modo in cui dobbiamo porgerci
per affrontarla al meglio. Diviso in cinque punti, il piccolo racconto
ci insegna che: 1) C’è sempre qualcuno che guida i nostri
passi; 2) La sofferenza aiuta a fortificarci; 3) Abbiamo sempre la possibilità
di correggere i nostri sbagli; 4) Ciò che conta veramente non
è il nostro aspetto esteriore o le azioni che facciamo per apparire
bensì è ciò che abbiamo dentro; 5) Dobbiamo lasciare
una traccia del nostro passaggio su questa terra.
Una parabola, quindi, che ci aiuta a vivere la nostra esistenza nella
consapevolezza del nostro stesso essere, del rapporto con gli altri,
di come viviamo e di ciò che lasceremo in eredità (spirituale)
alla nostra morte. Un invito a non sprecare le nostre vite, a non abbatterci
per le avversità e a non vergognarci mai della nostra anima.
L’associazione “La matita” di Valledolmo PA prende
spunto proprio da questo breve racconto. Il suo operato è la
traccia, il solco di cui parla Coelho; un invito esteso a tutti coloro
che abbiano voglia di condividere la propria esperienza artistica e
di vita. Ed è proprio la voglia di confronto che ha portato l’associazione,
a intraprendere, nel tempo, nuove strade e collaborazioni. Essa, per
il piccolo centro valledolmese, è un punto di incontro, un luogo
in cui far confluire idee e persone per creare un nuovo modo di pensare,
una sorta di tino in cui il mosto converso sia sempre in fermentazione.
La mostra che attualmente l’Associazione “la matita”
ospita, dal titolo omonimo e realizzata con il supporto della galleria
Studio 71 di Palermo, costituisce il nuovo tino mentre il mosto è
la commistione dei trentadue autori partecipanti. Ogni artista è
una qualità differente d’uva: vitigni eterogenei per creare
un vino corposo e dal bouquet intenso.
Lasciatisi ispirare dal tema, Antonella Affronti, Anna Maria Asaro,
Anna Balsamo, Alberto Bongini, Totò Calò, Sebastiano Caracozzo,
Aurelio Caruso, Elio Corrao, Maria Rita Cuccia, Sesto Gaglio, Daniela
Gargano, Giuseppe Gargano, Carla Horat, Caterina Lala, Marialuisa Lippa,
Gabriella Lupinacci, Maria Pia Lo Verso, Rosalia Marchiafava, Sara Mineo,
Naire Feo, Francesco Pintaudi, Mariella Ramondo, Cinzia Romano, Anna
Santoro, Marisa Sapienza, Angela Sarzana, Enzo Sciavolino, Egle Scroppo,
Diego Scursatone, Gianni Maria Tessari, Maria Felice Vadalà,
Tiziana Viola Massa, hanno tracciato opere in cui la matita, utilizzata
sia come semplice grafite sia come oggetto oppure interpretata attraverso
varie tecniche, si è fatta latrice di pensieri e seduzioni. La
mano è diventata maestra di vita, presenza incombente e benevola.
Il tratto, ora sottile ora spesso, evoca, nelle opere, il racconto originario
e profili e stanze affiorano dal foglio. Lo spigolo gioca con la curva,
linee chiuse si intrecciano con linee aperte, l’ironia sorregge
la malinconia e solitudini si alternano ad amori e complicità.
In un gioco tra essere ed apparire, tra finzione e realtà, la
matita ridisegna i contorni degli oggetti e se stessa in un ribaltamento
continuo di ruoli. Trucioli legnosi e colorati si sgretolano in un universo
multicolor dell’anima. Non semplice foglio bensì suscitatore
di fermenti incessanti su cui si appalesano esseri viventi sospinti
e “modellati” dall’artista creatore. Sul piano cartaceo,
i pensieri si alternano e sovrappongono alle immagini e storie producono
altre storie evocanti nuovi racconti e le parole non hanno mai fine
in un girotondo che intreccia vicende e personaggi per ritornare là,
all’origine del viaggio, al punto di inizio di ogni cosa, un punto,
un solco indelebile sul foglio dell’esistenza.
Isola delle femmine, 31 luglio 2017 Vinny Scorsone
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