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Ignazio Apolloni
v

Lettres d'amour à mois même

Coppola Editore, Trapani, 2007
pp. 320
Il libro contiene una premessa di Antonio Di Grado.

 

 

RECENSIONI E INTERVENTI

Domenico Cara

Antonio Saporito

 

 

 
 

 

Amabile e affabile Signora,
questa che Le scrivo non è una lettera d'amore, né à mai méme né tantomeno (Dio me ne guardi) alla Sua rispettabile persona. Di lettere d'amore meglio non scriverne, da quando - or son duecent'anni - la signora di Merteuil fu punita dal vaiolo che ne sfigurò la perfida bellezza e il tristissimo Jacopo, dopo tanto spreco di sospiri e di missive, finì agonizzante nel proprio sangue. Niente, dunque, allusioni e sia pure vereconde, o corteggiamenti postumi e perciò apparentemente innocui, che viceversa abbondano nella prosa epistolare dell'Apolloni che qui di seguito leggerà, dopo ch' io l'abbia condotta per mano - e munita di salutari avvertenze - sulla soglia di queste pagine a tutta prima seducenti ma a ben vedere impregnate di diabolici elisir. [... ]
A quella prosa smagata e svagata (pensi per l'appunto, cara Signora, al De Roberto degli Amori e di Le donne, i cavalier), a quei cavilli pirandelliani, al vagheggiamento solipsistico dei "galli" brancatiani, mi vien di pensare leggendo e gustando le lettere dell'Apolloni: sorridendone e patendone, da siciliano io stesso («Come si può essere siciliani?» si chiese giustamente un vicerè riformatore) e perciò avvezzo ai raggiri e ai patimenti d'un eros tanto debordante quanto cerebrale, tanto rapinoso quanto vaniloquente, tanto irrorato da sanguigne pulsioni quanto destinato a fissarsi - e vanificarsi - sulla carta.
(dalla premessa in forma di lettera di Antonio Di Grado)

 
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