Ignazio Apolloni

cccc
ccccindietro

I Libri oggetto

 

 

 
Sono diventato un produttore di libri oggetto a causa di un viscerale amore per la carta stampata, al punto di diventare un libro io stesso. Non un libro “aperto”perché desidero continuare a celare al popolo dei semplici curiosi la mia sapienza, la vis che promana dai miei occhi perennemente febbricitanti. Un libro “chiuso” dunque: e cioè un volume solido, una scultura che faccia da monumento al sapere in tutte le sue forme.
 
 
   


galleria

 
   
       

Ignazio Apolloni fa tante cose: scrive romanzi, poesie illustrate, novelle, ma “fa” anche vere e proprie cose che hanno cioè materie, spessori, pigmenti, immagini... Potremmo chiamarle “libri-oggetto”. Il libro resta ovviamente il modello: mostra se stesso perché non contiene quello che ci si aspetta da lui e cioè pagine scritte, frasi ecc. Tutto si svolge come sullo schermo del cinema e il libro supporta in maniera molto sintetica parole e/o disegni essenziali... Il testo è in questo modo titolo e figura, senso esplicito o segreto, didascalico o simbolico... Le materie sono legno, metallo e plastica levigate, colorate e sagomate, laccate e perfino intagliate nello spessore del libro cosicché vi si aprono finestre che inquadrano attraverso interni vuoti il paesaggio antistante, la parete o il guardone casuale in visita alla mostra... Queste finestre hanno forme varie, perfino esotiche. Altri libri – che rammentano una serie di miei lavori – contengono librerie in miniatura oppure carta straccia (starei per dire l’inizio e la fine, l’apologia e la derisione). Alcuni dei libri debitamente forniti di manici diventano addirittura valigie (!) Concludo (se c’è una conclusione) che Ignazio Apolloni è quel personaggio che tutti ben conosciamo: ilare e beffardo e sa che in queste cose si lavora sempre a rischio perché essere creativi oggi riguarda più la qualità della nostra personale esistenza che quella della cultura.

 

 

 

 

 

 

 
   

Alla società possiamo solo offrire l’esempio di una disobbedienza che dovremmo praticare tutti insieme... Sa che il gioco intellettuale è drammatico e che freudianamente inscena la comicità delle cose e l’arguzia dell’uomo.

Spesso scrivo, come ho fatto per gli amici Chiari, Pignotti e Ranaldi, in forma di qualcosa: triangoli, losanghe, cerchi..., in cui lo spazio è poco e circoscritto

 
 
   
e il testo ovviamente molto conciso. Evito così, specialmente in argomenti molto battuti dalla critica, ripetizioni e lungaggini che certamente il lettore non ama. Stavolta Ignazio Apolloni (che non ha certamente bisogno di un ennesimo testo critico, bensì di una testimonianza) mi invita a scrivere, appunto, due righe sui suoi “libri d’artista”. Tempo fa ho tentato perfino una definizione di questo genere di attività, ma non ero molto convinto della bontà del mio testo, né soprattutto della sua necessità. Lo tengo comunque sotto gli occhi nel compilare queste figure, che saranno certo meno dotte, ma più divertenti (almeno per chi le compila).

Eugenio Miccini
 
     
     
     
 
home