Dall’Europa
all’America del nord e del sud, dall’Africa all’Asia,
dalle grandi città del mondo a terre sconosciute quando non
immaginarie...: è una mappa geografico-letteraria o una perigliosa
cartografia mentale quella delineata da Ignazio Apolloni in questi
suoi racconti contenenti una sorta di romanzo iterativo e votato all’esplorazione
di allegorie arcane e luoghi comuni; all’inquietudine e al movimento,
al pellegrinaggio e al rapinoso viaggio.
Il motivo conduttore adottato, che non fissa orizzonti assoluti e
mima nella mitografia di Cosmopoli la fusione del recluso Io individuale
con l’aperto spazio collettivo, include, con le idee-guida dei
viaggiatori illuministi fondate sulla curiosità intellettuale
e il culto della conoscenza, l’anelito romantico alla libera
esperienza del soggetto affrancato da finalità razionalistiche.
Fantasmatiche sagome di personaggi come ideogrammi, stralunati Candidi
di Voltaire o palazzeschiani ‘omìni di fumo’ scossi
da un gioioso riso interno ammiccano da trame, fili psichici policromi
e parole in libertà...: un archeologo che non distingue la
Caldea dalle caldarroste; il navigatore buongustaio pantagruelico,
goloso di tacchino farcito e patatine di Gela, vino bianco d’Alcamo
e rosso dell’Etna; lo svagato favolista che scambia il piccione
per una rondine; una fanciulla convinta che i “teatini”
abitanti di Chieti siano stati gli inventori del thè Ati; Mr.
Smith laureato in una prestigiosa università inglese da non
dire per non far parere meno prestigiose le altre università;
il vagabondo del Central Park di New York divoratore di hot dog fatti
con carne di ciuco; un agente dei servizi segreti di sua maestà
britannica i cui segreti sono... di Pulcinella; un lupo mannaro che,
pour cause, è un po’ lunatico; una maniaca delle minigonne
d’ogni foggia (di camoscio, stoffa trasparente e perfino a rete);
un lettore di fumetti emulante i propri beniamini e metamorfosato
in quadrumane; la signora di mezz’età alla ricerca d’un
incontro galante; lo scrittore di successo che non rilegge quanto
scrive perché autocriticamente persuaso si tratti di “porcate”;
un elegantone che mena vita da single da quando gli è morto
il gatto; un colonnello che ha perduto l’amata nelle steppe
del Caucaso; un produttore di birra e armi da guerra freddato, per
la legge della nemesi, dalla Smith & Wesson d’un Angelo
sterminatore; una studentessa d’ingegneria impegnata a misurare
col compasso la fiorentina cupola del Brunelleschi...