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Queste favole dagli argomenti più svariati fanno continuo riferimento
ai protagonisti dell'infanzia cittadina, gli animali parlanti di Esopo,
le Alici e i Pinocchi in edizioni illustrate, il Medioevo e le Mille
e una notte filtrati dai fumetti o dalle parodie cinematografiche o
dalla tv per ragazzi.
Si tratta però di semplici pre-testi per un divagare che, abbordando
tangenzialmente concetti etici e politici, mira, si direbbe, principalmente
a se stesso, al piacere della trovata inattesa, del rimbalzare tra le
sollecitazioni del significato e del significante, dell'accoppiamento
smitizzante nelle facili assonanze, con un sapore da teatro dei Pupi
e un ritmo accelerato alla Ridolini.
Il carattere più genuinamente fiabesco di questi scritti è
riscontrabile proprio in questo caleidoscopico ruotare di fuochi d'artificio
linguistici, che continuamente infrangono e ricompongono l'unità
narrativa, con ondate che si accavallano e si elidono, con sonorità
rincorrentisi l'un l'altra, sbandanti all'interno di un massiccio periodare:
come, appunto, i pensieri di un bambino che per paura della solitudine
si racconta le favole e si riempie la testa di parole nella speranza
di non lasciare un solo angolo buio. /
E nella libertà della favola riconquistata .e dissacrata, crudeli
mostruosità si mescolano a ridicole buone azioni, patetiche aspirazioni
di grandezza si ricompongono in catastrofi politico-ecologiche e gli
stessi protagonisti si scheggiano e frantumano nell'inestinguibile dimenarsi
di battute e sberleffi.
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